Assegno divorzile
La legge sul divorzio prevede l’obbligo, per uno dei coniugi, di corresponsione di un assegno periodico a favore dell’altro, quando quest’ultimo non ha adeguati mezzi economici o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive. L’inadeguatezza dei redditi viene valutata in base alla mancanza di autosufficienza economica del coniuge, utilizzando a tal fine come parametri, il possesso di redditi di qualsiasi specie, il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari, la capacità di lavoro personale e la disponibilità di un’abitazione.
L’assegno divorzile dunque a differenza dell’assegno di mantenimento del coniuge nella separazione, non è finalizzato al mantenimento del tenore di vita goduto dal coniuge, bensì al riconoscimento del ruolo fornito dall’ex coniuge economicamente più debole durante il matrimonio. Pertanto, il riconoscimento dell’assegno di divorzio deve avvenire applicando un criterio composito che tenga conto del contributo personale ed economico fornito da ciascuno dei coniugi alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio personale o comune durante il matrimonio, dei redditi di entrambi, della durata del matrimonio e dell’età dell’avente diritto.
Il nostro ordinamento prevede anche la possibilità di una rivalutazione del valore dell’assegno, ma solo nel caso in cui venga riscontrato un rilevante mutamento della situazione patrimoniale di uno degli ex coniugi, tale da poter rimettere in discussione le decisioni adottate dal giudice. La legge sul divorzio riconosce al coniuge che sia titolare di assegno divorzile e che non sia convolato a nuove nozze, il diritto ad una percentuale del TFR percepito dall’altro coniuge, all’atto della cessazione del rapporto di lavoro.
Tale percentuale è pari al 40% dell’indennità totale, riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso col matrimonio. Inoltre, il coniuge che sia titolare di assegno divorzile e che non sia convolato a nuove nozze ha anche diritto a percepire la Pensione di reversibilità dell’ex coniuge defunto, ma solo nell’ipotesi in cui il rapporto di lavoro da cui trae origine il trattamento pensionistico sia anteriore alla sentenza di divorzio.
L’assegno divorzile può essere corrisposto periodicamente a cadenza mensile, oppure, su accordo delle parti, tramite un pagamento una tantum, ad esempio si può trasferire una consistente somma di denaro all’altro coniuge oppure disporre in suo favore il trasferimento di un immobile.
Tuttavia, la corresponsione dell’assegno divorzile in un’unica soluzione comporta delle preclusioni, infatti se le condizioni economiche del coniuge richiedente dovessero peggiorare, questi non potrà proporre una successiva richiesta di revisione dell’assegno ed inoltre perderà il diritto alla liquidazione del Tfr dell’altro coniuge o ad una quota della pensione di reversibilità.